Il congresso provinciale di Azione ha sancito l’ufficialità dei nuovi coordinatori. Napoli e Caserta, così come anticipato in esclusiva su OggiCampania, hanno eletto all’unanimità Oliver Mollo e Cesario Villano. Ora la palla passa alla politica. Che deve inaugurare il nuovo corso. Il partito di Calenda dovrà diventare così come promesso dai nuovi reggenti una forza politica capace di attirare a sé le migliori energie della società civile che negli anni hanno subito la mortificazione del proprio impegno solo perché non allineati al capocorrente di turno. Facciamo chiarezza. Appartenere a una corrente politica non è un reato. Ma diventa una colpa se l’appartenenza si trasforma in fedeltà, col serio rischio di preferire il silenzio alla qualità. In parole povere un giovane di talento o un amministratore locale è organico al capocorrente solo se risponde ai suoi comandi. Anche a costo di annullare la propria opinione in quanto diversa dalla volontà del politico di turno. Poi non ci lamentiamo se in Parlamento ci va gente senza storia. A casa nostra si chiama sopravvivenza. La politica è un’altra roba. Ci siamo capiti. Andiamo avanti.

Ora la palla passa ad Azione. Il partito di Calenda in Campania ha la possibilità di invertire la rotta e abbandonare il peggior trasformismo dietro cui si nascondono i peggiori alibi come le liste civiche, l’ambiguità di chi si candida con Azione, non presenta il simbolo, viene eletto ma alle Regionali o alle Europee vota Forza Italia. Un miscuglio improponibile. Azione inverte la rotta se presenta il proprio simbolo a qualsiasi scadenza elettorale e se risponde della rappresentanza politica ed istituzionale nelle giunte e nei consigli comunali. Altrimenti il congresso sarà stato la solita farsa buona per uscire sui giornali e farsi qualche immancabile selfie. Noi lo ribadiamo da settimane, da mesi. Da una vita. Il centro se vuole crescere in Campania deve avere un’identità chiara. Con una classe dirigente strutturata e che sappia convivere con le sconfitte. Avete capito bene. Con le sconfitte. Le nuove leve non amano la sconfitta. Non la digeriscono. Vogliono vincere e basta. Lanciando nei fatti un messaggio terribile che colloca la politica sullo stesso piano dell’opportunismo. E fortunatamente la storia arriva in nostro soccorso.

De Luca prima di fare il governatore perse contro Caldoro nel 2010. All’opposizione fu addirittura sbeffeggiato dalla “napolicrazia” del Pd di allora che lo vedeva (e lo vede ancora) come un nemico, un corpo estraneo. Renzi perse le primarie e il referendum costituzionale. E potremmo continuare all’infinito. Stavolta il centro può essere al centro. Ma occorre il salto di qualità. Senza retorica ma con coraggio.