“Abbiamo sputato l’anima per ritrovare dignità, organizzazione. Sarebbe un delitto far precipitare di nuovo la Campania in una palude. C’è da stare male solo a pensarci. Tuttavia, c’è gente che pensa a dividersi i candidati. A volte autentici analfabeti, io rispetto il proletariato, ma i ciucci non possono dirigere una Regione come la Campania. Non siamo tutti uguali. Per quello che mi riguarda mi devono uccidere se vogliono far precipitare nuovamente la Campania nella palude in cui era quando abbiamo iniziato il nostro lavoro.” A Città della Scienza va in scena il crocevia del futuro de centrosinistra. Perché al di là delle parole di fuoco del governatore De Luca (se modera i termini ci fa un piacere) emerge il dato politico. L’unico che dovrebbe realmente interessare gli attori in campo che nel frattempo non proferiscono parola. Quasi come se fosse una partita a scacchi. Ma da queste parti la politica è abituata al silenzio per questioni di sopravvivenza. L’unico che realmente sta indirizzando il destino del centrosinistra a gran voce è il sindaco Manfredi. Condivisibile o meno. Sulla base del modello Napoli sta costruendo il perimetro della coalizione per le prossime elezioni regionali. Sta mettendo su una lista per sostenere il prossimo candidato governatore, che ufficialmente è Roberto Fico ma noi non ci crediamo molto, il che lo rende uno dei padri nobili del nuovo centrosinistra in Campania. Ma torniamo a De Luca. Con le parole espresse alla cerimonia del giuramento di Ippocrate il governatore salernitano lancia un messaggio forte e chiaro: non vuole essere trattato da succursale della sinistra. Ma vuole incidere sulla scelta del prossimo candidato. Ripetiamo. Se modera i termini ci fa un piacere. Va bene tutto. Il dissenso, le critiche, le idee. Tutto. Ma le offese lasciamole a chi non ha nulla da dire. Come dicevamo politica vuole che se si riparte dai risultati del governo regionale attraverso l’unità del centrosinistra, De Luca non può fare la parte dello spettatore. Lui e la sua cerchia di consiglieri regionali che mal digeriscono l’ex Presidente della Camera. Ma anche qui corre l’obbligo di buttare il cuore oltre l’ostacolo. A nostro avviso nel silenzio generale Fico non lo vuole nessuno. Nulla di personale, sia chiaro. La politica deve essere sempre distante dalle questioni di carattere personale. E lo sarà sempre. Ma qui c’è in gioco il gradimento della nomenclatura regionale. Ovvero l’ultimo confine del rapporto Roma-territori. Ci siamo capiti. Tuttavia qualche settimana fa abbiamo ipotizzato la figura di superamento del duello Manfredi-Fico, ovvero Mariolina Castellone, senatrice del M5s e originaria di Giugliano, dunque Napoli Nord, area storicamente centrale sul piano politico ed elettorale. Castellone è la chiave che sblocca la partita e unisce la sinistra. Finora non è arrivata nessuna smentita il che significa che Conte avrà fatto più di qualche pensiero sulla parlamentare giuglianese. Ora però fra pensieri e parole il tempo stringe. Mancano pochi mesi alle elezioni regionali. Il centrosinistra è avanti in tutti i sondaggi ma sta facendo di tutto per trasformare il dibattito politico in un teatrino snervante. Fatto di numeri, potere e candidature. Una roba insopportabile. Allora a chi aspetta Conte? Quando si muove per venire in Campania e chiudere la partita con De Luca (e Manfredi)? Manfredi è il sindaco di Napoli. De Luca è il governatore della Regione Campania da 10 anni. Le massime espressioni istituzionali in Campania (e del centrosinistra) non possono beccarsi a distanza su chi deve avere l’ultima parola sui candidati. Sono davvero queste le premesse del centrosinistra del futuro? Il laboratorio politico che avrà ripercussioni nazionali alle prossime elezioni politiche nasce con questi presupposti? Il valore aggiunto si limita alle candidature? Noi non ci vogliamo credere. Gli ultimi 100 metri toccano a Conte, al quale tocca la scelta del dopo De Luca. Ma soprattutto se ha puntato tutto su Manfredi per riunire Pd, Cinque Stelle, centristi e civiche, non può più fare la parte dello spettatore. Venga in Campania. Perché l’unità del centrosinistra dipende soprattutto da lui. Soprattutto se i voti di De Luca fanno gola al campo “anti Meloni”. Chi ha tempo non aspetti tempo.