Sindaco Guida, sono passati 10 anni esatti dalla sua prima vittoria a guida della città. 10 anni sono un tempo lunghissimo durante il quale un amministratore può cambiare il volto del suo territorio ma facciamo un passo indietro. Che ricordi ha di quel 31 maggio 2015?
Fu una emozione bellissima. Indimenticabile. Essere eletto sindaco della propria comunità è qualcosa che da un lato ti inorgoglisce e dall’altro ti carica di responsabilità enormi. Per conoscere il risultato, poiché vi era la concomitanza con le regionali, dovetti aspettare il pomeriggio del primo giugno.
Non ero nei seggi al momento dello spoglio. Ho l’abitudine di chiudere il telefono, andare al mare e di riaccenderlo dopo qualche ora. A metà spoglio ero in testa (il confronto era tra tre liste) e quindi decisi di rientrare a Cesa. Lungo il percorso, gli amici che mi informavano e raccoglievano i dati, fecero confusione nei calcoli e, quindi, mi dissero che non stavo vincendo più. Ci furono alcuni minuti di panico, ma subito si resero conto dell’errore. Dunque arrivai al seggio dove ebbi la possibilità di essere accolto dall’entusiasmo generale. Il giorno dopo, 2 giugno, eravamo già al lavoro. Nel mentre erano in corso le operazioni ai seggi, organizzai, per il giorno dopo, la celebrazione della Festa della Repubblica.
Quali furono le prime scelte per la città da sindaco in carica? Ci furono priorità sulle quali si concentrò maggiormente nei primi tempi?
Provai a dare subito una scossa al paese che era fermo. Cercammo di rivitalizzare il tessuto delle associazioni, di mettere mano ad aspetti che potevano essere marginali, come ad esempio accendere le luci nella piazza principale del paese. Cercammo di avere la massima partecipazione dei cittadini, con consulte, forum, commissioni. Immediatamente lavorammo, in silenzio, per acquisire l’area ex Campo de Parroco. Ci concentrammo su alcune opere pubbliche ferme, come ad esempio l’ampliamento di via Madonna dell’Olio, recuperammo dei fondi per le scuole. Avevamo l’impianto di pubblica illuminazione che, appena pioveva, saltava. Oggi il paese ha un impianto di luci a Led. Il motto era “Bella Cesa che riparte” e fu una vera ripartenza.
Nel 2020 lei si ricandida a sindaco e rivince le elezioni a conferma dei risultati positivi prodotti per la comunità cesana nel corso del primo quinquennio. Di questo secondo mandato che oramai volge al termine ci può fare un elenco delle opere più importanti per la città?
La realizzazione della pista ciclopedonale in zona ‘A ‘Rena, la riqualificazione di Palestra del Fanciullo, la riqualificazione di ex campo del Parroco, i lavori sui beni confiscati. Sono i simboli di un’azione amministrativa che sta provando a rivoluzionare il volto di una paese. Stiamo realizzando il Parco Agricolo Urbano, il Polo dell’Infanzia, abbiamo riqualificato e stiamo riqualificando strade, periferiche e principali, abbiamo inaugurato ed inaugureremo vari parchi giochi. Quando siamo partiti avevamo una solo struttura del genere mentre oggi ne abbiamo 6 e a breve realizzeremo un altro parco giochi in via Nenni. Siamo diventati la città dei murales. Siamo diventati la città delle Grotte (ne abbiamo acquistata una) e del Vino Asprinio.
Abbiamo spazi per consentire ai giovani, studenti, persone anziane, disabili, di incontrarsi e socializzare. Abbiamo intercettato circa 20 milioni di euro di finanziamenti. In questo modo abbiamo un paese quasi interamente video-sorvegliato. Partirà una gara per l’ampliamento del cimitero comunale per nuovi locali e per la realizzazione di una zona sportiva.
Siamo un paese PlasticFree, siamo entrati da poco nella Cittaslow, con una grande attenzione verso le energie rinnovabili e l’ambiente. Siamo all’avanguardia in tema di servizi sociali, da poco abbiamo quasi interamente digitalizzato questo settore e tra poco lo faremo anche con i tributi.
A volte diventa difficile, anche per me, raccontare tutto quel che abbiamo fatto.
Domanda spinosa. Dopo 10 anni di sindaco ed una esperienza al consiglio provinciale non sente il desiderio di staccare un po’ la spina?
Vivo momenti di grande stanchezza. Soprattutto quando nascono difficoltà, imprevisti. Ma la voglia di andare avanti in un’azione radicale di cambiamento ti da la spinta, ogni giorno, per andare avanti.
Altra domanda spinosa. Al termine di questo lungo decennio è tempo di bilanci. Se tornasse indietro quali scelte rivendicherebbe e di quali scelte invece ne farebbe a meno?
Rivendico con orgoglio l’azione di restituzione alla comunità dei beni confiscati alla camorra. Non so quanti lo avrebbero fatto. Per il resto, sopratutto nei primi tempi, sarei stato meno impulsivo e più diplomatico, più politico. Per il resto rivendico anche gli errori, perché aiutano ad essere quel che sono oggi.
Quale messaggio vuol lanciare ai suoi concittadini?”
Ricordare sempre quello che è lo slogan che ci accompagna. Continuare a coltivare #solocosebelle. E’ un messaggio di forza, di speranza, che è accolto da tante persone, che lo usano in tante iniziative. E’ attraverso la dedizione alle sole cose belle che forse lasceremo una comunità diversa e migliore alle nuove generazioni.