Tanto tuonò che piovve. Anche se a giudicare dai soliti polveroni utili a fare “ammuina” non c’è niente di nuovo sotto il sole. Qualcuno in città (e non solo) continua a non capire che la maggioranza silenziosa dei caivanesi non si rivede negli inciuci, negli avvelenatori di pozzi che provano a sostituirsi al dibattito pubblico. Una roba vista e stravista che a Caivano ha fatto il suo tempo. Ha generato mostri. Ha allevato assetati di potere che hanno istituzionalizzato gente senza esperienza che avevano come unico “valore aggiunto” un grande serbatoio elettorale. Risultati? Una mortificazione continua al popolo caivanese. Da 20 anni i caivanesi non hanno la possibilità di avere stabilità amministrativa. Paradossalmente hanno avuto a che fare più coi commissari che coi sindaci. Una roba che critichiamo ferocemente da anni eppure ogni volta la storia si ripete. Fino ai giorni nostri. Ora la città è all’ultimo bivio. La fatidica maggioranza silenziosa non vuole votare più per protesta. L’ha fatto con Papaccioli nel 2006. Col grande centro di Tonino Falco nel 2010 e con Monopoli nel 2015. Ora i caivanesi vogliono il ritorno della politica. Anzi. Il primato della politica per governare la città. Entriamo nel merito. Nelle ultime settimane il Pd ha invertito la rotta rinunciando alla rivendicazione del candidato sindaco in quanto ostacolo, almeno in questa fase, a un progetto politico credibile per la comunità. E per farlo capire a tutti ha manifestato la propria posizione a chiare lettere attraverso il fatidico comunicato di una decina di giorni fa, con tanto di allargamento della segreteria, e l’intervista al segretario Franco Marzano (che vi consigliamo di leggere se non l’avete ancora fatto). Chi vuol capire, capisca. Novità politiche impensabili fino a qualche settimana fa. Ma andiamo avanti. La coalizione per salvare Caivano dalle sabbie mobili va inserita in una cornice politica, altrimenti diventa l’ennesima fuffa dietro cui si nasconde la solita accozzaglia elettorale. Parliamoci chiaro. Sarebbe un’insopportabile quantità di persone messe insieme al solo scopo di vincere. In questa fase storica occorre altro, ben altro. Perché ci sono coalizioni e coalizioni. La parola coalizione in sé non è una bestemmia. Ma lo diventa se composta da gente che annulla storia e valori pur di “salire” al Municipio. E onestamente sarebbe un assalto alla Bastiglia buona solo per ingannare i caivanesi. Come dicevamo stavolta i confini della coalizione hanno bisogno di un tono politico. Di un progetto figlio dei disastri di questi anni recuperando ciò che di buono si stava inaugurando con l’amministrazione guidata dall’ex sindaco Enzo Falco. Nessuno è immune da errori. Solo chi non opera non sbaglia. Ma in questa fase malgrado le differenze al progetto occorre un’opera aggiuntiva e non demolitrice. E su questo versante il centrosinistra ha il vento in poppa per riprendere il cammino. In che modo? Allargandosi ai movimenti civici che pur essendo organici al Pd e al centrosinistra a livello regionale non hanno condiviso le scelte del centrosinistra locale. Soprattutto in termini di selezione della classe dirigente. Tuttavia a corredo dei buoni propositi per la città vengono in soccorso i numeri. Che in politica non fanno mai male. Ci riferiamo ai risultati ottenuti dalle forze politiche del centrosinistra alle ultime Europee a Caivano. Il Pd ha ottenuto il 14,8%. Il M5s ha ottenuto il 32,8%. Alleanza Verdi e Sinistra ha racimolato il 6,6%. Stati Uniti d’Europa si è fermata al 6,4% mentre Azione al 2,8%. Totale 63,4%. Un rigore a porta vuota. Ma come? La premier Meloni, il cui partito si è attestato al 24,5% ma insieme a Lega e FI il centrodestra non arriva nemmeno al 35%, si è esposta in prima persona su Caivano con gli sgomberi al Parco Verde e il centro sportivo “Pino Daniele” e il centrosinistra è maggioranza in città? Più chiaro di così si muore. A Caivano c’è in gioco una battaglia culturale ancor prima che elettorale. Il centrosinistra deve unirsi per offrire una visione politica da contrapporre alla propaganda e alle chiacchiere un tanto al chilo. Ma non è tutto. I numeri bastano? Ovviamente no. Indicano una strada ma come ribadito qualche riga fa vanno riempiti di politica. E qui entra in gioco il concetto espresso in precedenza. Al voto di protesta va garantita la proposta. In parole povere il Pd e tutto il centrosinistra deve rinnovarsi. Definitivamente. Del resto la posizione espressa dal Pd in questi giorni, a nostro avviso, va in questa direzione. Allargarsi per rinnovarsi. Ora o mai più. Nel metodo e nel merito. In chiave politica e anagrafica. Senza rottamare nessuno. Il rinnovamento orienta il cittadino se inserito in un progetto politico. Altrimenti commette lo stesso errore della vittoria a tutti i costi. Cambiano le parole ma il fine resta lo stesso. E qui torniamo a rigore a porta vuota…