Vi proponiamo l’intervista alla segreteria del Partito Democratico di Caivano in cui i democrat in sostanza rilanciano alcuni concetti imprescindibili per il futuro della coalizione progressista.

Cosa rappresenta “Restart” per il Partito Democratico di Caivano?

“Restart” è il nome che abbiamo scelto per indicare l’inizio di un nuovo percorso tra tutte le forze progressiste che vogliono davvero cambiare Caivano. È un punto di partenza, non di arrivo. Il PD ha deciso di assumersi la responsabilità di promuovere questo confronto, con spirito inclusivo e senza primogeniture, nella convinzione che solo uniti si possa costruire un’alternativa credibile.

Qual è l’obiettivo concreto di questo confronto?

L’obiettivo è duplice: da un lato, ricostruire un campo largo del centrosinistra, aprendo a forze civiche e movimenti che condividono i valori del progresso, della legalità, della giustizia sociale; dall’altro, avviare un lavoro programmatico condiviso, che parta dai bisogni concreti della città. Nessuna alleanza “preconfezionata” a tavolino, ma, un progetto serio, trasparente e partecipato.

Qual è il ruolo del PD in questa fase?

Il nostro ruolo è quello di facilitatori del cambiamento. Non vogliamo imporre nomi o equilibri predeterminati. Crediamo in un metodo nuovo: confronto autentico, inclusione e responsabilità. Il PD sta facendo il proprio Restart interno, aprendosi a nuove energie e superando vecchie logiche. Questo Restart ha senso solo se è collettivo e se riesce a coinvolgere chi ha davvero a cuore il riscatto di Caivano.

Nel comunicato del 1° luglio avete scritto che “il PD non imporrà scelte in casa altrui, ma cercherà di convincere che continuare come se nulla fosse è ormai inaccettabile”. Cosa intendete dire con questa affermazione?

Intendiamo che non si può più far finta di nulla. Non è una questione di cambiare volti, al “nuovismo a tutti i costi” non ci crediamo perché ingiusto e perché non garantisce un miglioramento, crediamo che bisogna invece cambiare metodo. Vogliamo innovare i meccanismi politici, superare le logiche autoreferenziali e costruire un metodo nuovo, fatto di ascolto, partecipazione e responsabilità. Il PD è pronto a fare la sua parte, a partire da sé stesso. Contestualmente, chiediamo lo stesso impegno anche alle altre forze civiche e politiche: la squadra di governo deve essere composta da donne e uomini che nella vita abbiano già dimostrato di saper ricoprire il ruolo per cui vengono chiamati ad amministrare, non da chi cerca solo uno spazio di potere. Candidarsi deve significare contribuire a cambiare in meglio la città, non semplicemente occupare una poltrona. Vogliamo darne prova concreta, assumendoci un impegno chiaro davanti ai cittadini: presentare, già prima delle elezioni, insieme al candidato sindaco, una squadra di governo competente, credibile e coerente con il progetto politico.

Interessante, ma può bastare?

No, non basta. La storia recente ci ha insegnato che le vere tensioni nelle coalizioni non nascono solo al momento delle elezioni, ma nella gestione degli equilibri successivi di governo. È per questo che proponiamo anche un patto pubblico con la città, chiaro e trasparente, che disciplini in anticipo le dinamiche più delicate: come si valuta l’operato di un assessore, con quali criteri e tempi può essere sostituito se non raggiunge gli obiettivi, come si sceglie il presidente del consiglio comunale o cosa accade se un consigliere lascia il gruppo con cui è stato eletto. Sono questi i nodi che, se non affrontati prima, si trasformano in vere e proprie mine della stabilità politico- amministrativa. Perché allora non studiare soluzioni condivise prima? Noi pensiamo che si debba fare proprio questo: affrontare oggi, con coraggio e chiarezza, i temi che domani potrebbero dividere. Solo così si costruisce una coalizione solida e credibile, che non viva di equilibri precari ma di regole condivise.

E il PD, invece, cosa intende fare al proprio interno?

Il PD ha un duplice obiettivo. Oltre a proporre un cambiamento nel campo progressista, vuole costruire al proprio interno una nuova classe dirigente. Per questo stiamo lavorando a una lista composta in gran parte da persone che non hanno ancora avuto ruoli di governo, ma che portano con sé passione, competenze e voglia di fare cittadinanza attiva. Sarà da questo gruppo che nascerà il cambiamento degli organismi del partito, che accompagnerà l’azione politica con serietà e coerenza, dando indirizzi chiari attraverso i propri rappresentanti eletti. È questo il Restart della politica che vogliamo: non solo una coalizione che utilizza metodi nuovi, ma anche un PD rigenerato, all’altezza della sfida che Caivano ci pone.

Se gli altri partiti o movimenti non vi seguiranno su questo percorso?

In realtà con le forze del campo progressista ci siamo già confrontati singolarmente e tutti ci hanno dato disponibilità a ragionare e contribuire partendo da questi “spunti” di cambiamento. Siamo aperti al dialogo e se ci saranno proposte diverse o migliori, siamo pronti ad ascoltarle. Se invece dovesse emergere un colpo di coda che ripropone metodi e logiche che a Caivano non hanno mai funzionato, né prima con il centrodestra di Papaccioli prima e Monopoli dopo, nè con il grande Centro di Antonio Falco e nè per l’ultimo centrosinistra di Enzo Falco, allora bisogna avere il coraggio di dirlo: perché perseverare? Se vogliamo davvero costruire un’alternativa, non possiamo ripartire da ciò che ha mostrato limiti e “precarietà amministrativa”. Il cambiamento non si annuncia, si pratica e noi abbiamo deciso di sostenerlo.