Emergenza democratica. Cittadini allo sbando. Assenza di punti di riferimento. Tutti ingredienti utili a descrivere la realtà a Caivano. Senza retorica e senza frasi ad effetto. Solo la pura verità. Eppure l’ultimo esempio in terra caivanese sintetizza perfettamente il burrone in cui la comunità rischia di cadere. Nelle scorse settimane ci sono stati improvvisi blackout in città. Intere strade al buio e tutto ciò che ne consegue quando salta la corrente. Basti solo pensare agli anziani che dipendono da apparecchiature elettriche insieme a tanti altri disagi per la popolazione. Gira e rigira e la domanda resta sempre la stessa. Può una città dalle potenzialità come Caivano avere a che fare perennemente coi commissari? Può una comunità di quasi 40mila abitanti perdersi nei meandri dei perché in assenza della politica? O meglio. Il popolo caivanese è allo stremo. Il malcontento è alle stelle rispetto all’ennesimo commissariamento che ha gettato la città in un buio profondo, orfana di riferimenti che possano rappresentare il suo popolo finanche nelle problematiche più comuni. Ed ecco perché torniamo a battere sempre sullo stesso punto. Caivano merita la stabilità. Merita un’amministrazione che duri almeno 5 anni. Poi alla fine del quinquennio i cittadini faranno le proprie scelte nelle urne. Ma almeno sapranno in nome di cosa e di chi si recheranno al seggio elettorale. Qui invece siamo all’anno zero. Il cittadino va al Municipio e trova i commissari prefettizi. Validi professionisti, per carità. Ma parliamo di persone totalmente estranee al territorio e alla volontà della gente. Dunque siamo d’accordo che va riconquistata la politica e vanno buttate in soffitta ragionamenti figli esclusivamente del tornaconto personale? Soprattutto se quest’ultimo “lavora” a “macinare” il sindaco di turno per un posto in giunta in più? La bonifica caivanese è necessaria per liberare la collettività da chi si nasconde dietro il simbolo di un partito solo per contare di più in un’amministrazione o, ancora peggio, mandare il sindaco a casa. Ve lo diciamo in maniera ancora più in chiara. Il popolo caivanese non ne può più. Se va al voto vuole attendere i risultati. Vuole i fatti. E invece si ritrova nell’isolamento più totale mentre altri comuni guidati da amministrazioni durature fanno incetta di finanziamenti per riqualificare quartieri, costruire teatri e così via. Perché se realizzi la cittadinanza partecipa, critica, si sente pienamente coinvolta nel processo di cambiamento. E fateci caso. In assenza di tutto ciò scompare la partecipazione democratica, il dibattito pubblico e tutto il resto. Vogliamo chiuderla qui? Limitare tutto al silenzio e alla rassegnazione? Noi non ci stiamo. E crediamo che il tentativo di ristabilire quantomeno un minimo di discussione politica da parte del Pd resti l’unico sasso gettato nello stagno. Poi può essere condivisibile o meno nei contenuti. Ma qual è l’alternativa? Il silenzio come assenza di idee? L’attesa spasmodica delle elezioni per presentarsi come il nuovo che avanza? Ma come? Il nuovo avanza senza dire una parola? Senza esprimere una visione a lungo termine per la città? Ognuno la pensi come vuole. Ma occorre andare oltre il voto. Anche perché se non si è ossessionati dalla sfera elettorale come unica forma di sopravvivenza accade che Arturo Scotto, deputato napoletano dem, trovi il tempo per interessarsi della comunità a nord di Napoli per un’interrogazione parlamentare (la trovate nel nostro blog) su Terra dei Fuochi e sui continui roghi tossici che hanno devastato la salute dei cittadini nei giorni scorsi. Immaginate un po’ cosa sarebbe accaduto se ci fosse stata un’amministrazione eletta dai cittadini. Ci sarebbe stata la “guerra civile” a difesa dei caivanesi. E ora? La palla tocca alla politica. Senza se e senza ma. E su questo versante il Pd si è dimostrata l’unica forza politica che in questa fase di encefalogramma piatto ha saputo dire qualcosa, ha innescato un processo di riorganizzazione interna utile a chiara qualche errore del passato. Ripetiamo. Condivisibile o meno. Ma è un dato oggettivo. Dall’altra parte? Qual è la proposta da garantire alla collettività? Mistero della fede.