La svolta in Alleanza Verdi Sinistra è maturata da tempo. I rossoverdi da forza politica marginale è diventata un’entità di primo pelo e si sta ritagliando uno spazio importante all’interno del fronte progressista. Attenzione. Qui non entriamo nel merito dei temi affrontati da Avs. Che possono essere condivisibili o meno. Ma della crescita elettorale (e forse pure politica) non più inosservata. Basta pensare che alle ultime elezioni europee si è attestata al 7% in Campania. Un risultato impensabile fino a qualche anno e che non può essere giustificato dal solo Francesco Emilio Borrelli e dalle sue battaglie per la legalità. Qui c’è tanto altro. Ma veniamo al sodo. A nostro avviso i motivi dell’ascesa elettorale dei partito “rossoverde” sono essenzialmente due. Punto primo. Avs ad ogni tornata elettorale presenta la lista col proprio simbolo e conquista seggi ovunque. Maggioranza e opposizione. Senza differenza alcuna. Prende consensi ed entra nei consigli comunali e regionali. Si chiama radicamento territoriale, termine quasi scomparso dal vocabolario della politica. Dove prima non c’erano esponenti di Avs oggi ci sono. E tutto questo aumenta la presenza del partito in Italia e nei territori. Innescando peraltro una reazione a catena che convince i delusi della sinistra ad aderire al partito targato Fratoianni-Bonelli. Al contempo vi facciamo un esempio semplice. Al comune X si vota fra qualche settimana ma non ci sono consiglieri comunali di Avs presenti in Assise. Dopo il voto Avs ottiene, sempre per esempio, 2 consiglieri comunali. E parliamo di gente in carne e ossa che ha preso voti e che probabilmente mastica un po’ di politica. Ma se questo ragionamento si diffonde in ogni elezione, il risultato è matematico. Non ci vuole lo scienziato per capire. Secondo motivo. La stabilità politica. Avs è organica al centrosinistra. È alleata del Pd sempre e comunque. In caso di vittoria o di sconfitta. Un valore aggiunto che non crea grattacapi ai ras locali che in prossimità delle scadenze elettorali non hanno difficoltà ad aderire al centrosinistra, né subiscono i diktat dei coordinatori provinciali. In passato in Italia Viva, prima del ritorno di Renzi nel fronte progressista, sui territori era addirittura vietata l’alleanza col Pd in caso di presenza del M5s in coalizione. Una roba oramai decaduta nel tentativo di provare a vincere le elezioni. Parallelamente la definitiva collocazione di Avs nel fronte progressista, a differenza di qualche illustre predecessore che preferì la via solitaria, ha convinto numerosi amministratori e militanti ad aderire alla formazione “rossoverde” in quanto forza politica matura sul piano politico. In poche parole Avs è passata da ritrovo di ex comunisti a partito politico stabilmente piantato nel Campo Largo. Ora la palla passa alla Campania. Alle prossime elezioni regionali Avs punta a radicarsi nella terza regione d’Italia per il dopo De Luca pure non essendo presente in consiglio regionale con esponenti organici al partito. Ma la sensazione è che anche qui Avs possa replicare i successi elettorali delle elezioni fin qui avvenute purché si lasci spazio alle migliori energie dei territori. Staremo a vedere.