Dal fatidico “laboratorio Caivano” al Campo Largo. Sembra passato un secolo. Il Campo Largo è la nuova frontiera della sinistra per non dire nulla. Un’allenaza precostituita fra Pd e M5s che finora ha prodotto risultati disastrosi. In termini politici ed elettorali. Su tutti il modello Fico che con la proposta di dismettere l’inceneritore ha obbligato il centrosinistra napoletano con a capo il sindaco Manfredi a ritrattare la sua posizione. E probabilmente a ritirare la candidatura a capo della Regione Campania. Ma c’è chi in questi giorni vuole esportare il modello Fico a Caivano. E parliamo di Pasquale Penza, deputato M5s originario proprio di Caivano, e dell’ex segretario del Pd metropolitano Marco Sarracino. Che nei giorni scorsi dai banchi del Parlamento, precisamente il 17 febbraio scorso, hanno criticato il governo Meloni sulla gestione del centro “Pino Daniele” in merito ai costi elevati della struttura che nei fatti è inutilizzata per i ceti meno abbienti. Meglio tardi che mai. Tutto vero. Anche se Penza e Sarracino potevano fare di più entrando nel merito proponendo una soluzione ai costi del centro gestito dalle Fiamme Oro anziché fotografare 9 mesi dopo (la struttura è stata inaugurata il 28 maggio 2024) una situazione che è sotto gli occhi di tutti. Ma andiamo avanti. Qualche giorno fa Penza ha rilasciato un’intervista a Cronache di Napoli a firma di Ciro Giugliano in cui sostanzialmente intende replicare a Caivano il famoso Campo Largo. Bene. Andiamo con ordine. Punto primo. Come mai solo ora Penza e Sarracino si ricordano dei costi elevati della struttura simbolo di Giorgia Meloni a Caivano? Ovvero 9 mesi dopo l’inaugurazione? Così Pd e M5s rischiano seriamente di fare propaganda fine a sé stessa se dalla protesta non passano alla proposta. Da che mondo è mondo è così. Chi vince governaq e chi perde garantisce l’alternativa. E questo vale a tutti i livelli. Dall’ultimo comune d’Italia al Parlamento Europeo. Ma per un momento vogliamo pensare che il tempo sia un dettaglio. Pensiamola per un attimo così e andiamo oltre. Nello scorso fine settimana il deputato caivanese, come dicevamo prima, attraverso un’intervista dice di voler esportare il Campo Largo per le Regionali e le Comunali. Ma anche qui facciamo i conti con alcuni aspetti che non tornano. E’ evidente che sulla base di quest’intesa Pd e M5s vogliano imporre l’alleanza giallorossa anche a Caivano ed escludere il centro dalle trattative politiche. Che in Regione Campania fa riferimento a De Luca nonostante tutto. Lo abbiamo scritto in tutte le salse. Chi snobba De Luca snobba il centro. Che vale almeno il 10%. E che governa tuttora col Pd. Ma a Caivano? Se davvero Penza crede di esportare il modello Fico nel comune in provincia di Napoli significa che la storia non conta più nulla. Che ragionamento è? Pd e M5s trovano l’intesa (non si è ancora capito su cosa) e poi forse coinvolgono il centro. Come se fosse uno spettatore di serie B. Ma a questo punto ci tocca rinfrescare la memoria. Prima di essere eletto in Parlamento Penza è stato Assessore all’Ambiente nella giunta guidata dal sindaco Enzo Falco. In quella coalizione il M5s arrivò terzultimo con 874 voti e ottenne il 4,4% con uno scranno in consiglio comunale mentre Italia Viva sfiorò il 12%, fu il secondo partito del centrosinistra con oltre 2300 voti e piazzò 3 consiglieri comunali, e Noi Campani, il partito di ispirazione regionale guidato dal sindaco di Benevento Clemente Mastella, ottenne 3 seggi col 9%. Insieme il centro rappresentò il 20% dei voti. Non proprio briciole. Dunque altro che Campo Largo. Il centro fu essenziale per la vittoria al primo turno del sindaco Falco e sarà nuovamente essenziale alle prossime elezioni. Al di là delle scelte. Al di là dei candidati e dei valori espressi in campo. Parlano i numeri. Parla la memoria. Il Pd è avvisato. Cosa ne pensa la sezione di Corso Umberto? Avallare il ragionamento “romano”? Oppure costruire un’alternativa alla filosofia per non commettere altri errori sulla selezione della classe dirigente? Le critiche aiutano il politico a ragionare. O almeno così dovrebbe essere. Ai posteri l’ardua sentenza.