Pubblichiamo di seguito la lettera aperta del coordinatore di CLD Giuseppe Libertino: “È il caso di scriverlo a caratteri cubitali. Noi, cittadini onesti e impegnati per questa terra, lo sapevamo già che l’indignazione fosse diffusa; perché, se siamo indignati noi cittadini onesti ed impegnati, perché non dovrebbero esserlo pure tutte le persone oneste di Caivano?
Abbiamo vissuto lo stesso dramma: governati da una classe dirigente omertosa e connivente. Silente e complice. Incapace e con interessi privati.
Ogni volta prometteva il cambiamento. Ed ogni volta siamo stati costretti a prendere atto che avevamo di fronte sempre le stesse persone, sempre le stesse facce, sempre gli stessi obiettivi e interessi.
Qualcuno si è salvato scappando, appena ha avuto la sensazione del tintinnìo delle manette.
Altri sono stati travolti dall’onda degli scioglimenti e dalle inchieste della Procura.
Adesso nessuno può più sfuggire al giudizio della storia: prima ancora che dell’opinione pubblica.
Se le facce sono sempre le stesse da 40 anni a questa parte, se sempre gli stessi hanno promesso il cambiamento e prodotto la peggiore degenerazione, perché i cittadini, oggi, dopo tutto quanto accaduto in questa terra martoriata e sfortunata, dovrebbero ancora dare credito agli stessi soggetti?
Oggi non è credibile alcuna ipotesi di riciclo. Già vista e fallita, e sempre con gli stessi risultati.
Si è passati dallo scioglimento per camorra del centrodestra alimentato dal centrosinistra, allo scioglimento per camorra del centrosinistra con l’aggiunta di arresti e di una ricostruzione della Procura da brividi.
Ora i 40 anni di brutta politica si riorganizzano. Civiche che di civico non hanno nulla, destra sinistra, centro, centrosinistra. Sono sempre loro. Sempre gli stessi. Quelli che in questi due anni sono rimasti in silenzio mentre Caivano ha vissuto e sta vivendo il momento più brutto della sua storia.
Mai come oggi, trasformata a livello nazionale nell’esempio da non seguire. 40 anni di politica spartiti in 24 mesi, come se nessuno di quei soggetti fosse di Caivano; come se nessuno di quei soggetti amasse Caivano, come se nessuno di quei soggetti fosse interessato più a questa città, perché è chiaro che oggi quel Municipio non può più essere il “bancomat” di nessuno.
Procura e prefettura hanno i radar accesi qui più che altrove e tale contesto non è proprio l’ideale per chi ha scritto la storia di questo territorio. Bastano i loro nomi a determinare una continuità che nessuno vuole.
E lo abbiamo dimostrato noi, cittadini attivi, che in questi due anni di fango scaricato sulla nostra comunità gratuitamente.
Ci abbiamo messo la faccia a difesa di ciò che veramente siamo: persone perbene, corrette che vivono di lavoro.
Sbaglia chi ci ha confuso con una parte della classe politica che ci ha governato.
La stessa politica rimasta muta dopo lo sfascio realizzato ed è toccato a noi sobbarcarci il peso della difesa di Caivano e di ciò che veramente siamo. E adesso, alla vigilia delle elezioni, abbiamo anche capito perché ci hanno lasciati soli.
La politica non poteva parlare perché l’indignazione non era limitata a noi cittadini attivi.
Intanto cosa succede nel nostro territorio? Il centrosinistra con Pd, i Cinque stelle ed altri partiti, ossia la continuità dell’amministrazione Falco, annunciano il tavolo politico per organizzare la coalizione. La notizia arriva sui social e i cittadini commentano: solo tanta indignazione. Provate a leggere i commenti in rete sulle pagine social dei giornali on line del paese.
Questa volta non basteranno tutte le famose e solite promesse a legittimare il ritorno di una classe politica “jurassica” e responsabile di quanto di peggio è accaduto.
Un unico calderone pronto a tornare che rappresenta la continuità, ma questo carrozzone Caivano non lo vuole, non lo vogliono i cittadini di Caivano, non lo vogliono la stragrande maggioranza dei residenti.
E dall’indignazione di queste ore abbiamo il dovere di partire. Non basta indignarsi, ce lo dobbiamo mettere in testa perché chi ha interessi, chi ha scritto i 40 anni di storia a Caivano non si è mai preoccupato dell’indignazione e nemmeno della reputazione. Convinti che i cittadini corretti se ne staranno a casa e se qualcuno prova a scendere in campo, sanno pure come infangarli, da specialisti in materia, e rispedirli a casa.
Sono convinti che la città sia tutta loro, ancora loro, indignata ma pronta ad essere di nuovo colonizzata dagli stessi soggetti, dagli stessi interessi, dagli stessi accordi.
E gli indignati? Alcuni non andranno a votare, altri sceglieranno col naso turato il “meno peggio”. Quante volte abbiamo ascoltato questa frase? Tante, troppe volte. E allora è arrivato il momento di compiere un passo in avanti, oltre l’indignazione. Abbiamo il dovere di rimboccarci le maniche e di impegnarci in un progetto che sia alternativo a 40 anni di pessima e fallimentare.
Contrastare i soliti soggetti: quelli in prima linea ed altri in regia, che reggevano i fili di quelle coalizioni che oggi tentano di riorganizzarsi sotto la stessa guida e la stessa stella.
Come dobbiamo fare per scendere in campo? Abbiamo il dovere di creare dei canali di comunicazione e delle occasioni di partecipazione per aderire.
Il movimento 𝑪𝒂𝒊𝒗𝒂𝒏𝒐 𝒍𝒊𝒃𝒆𝒓𝒂𝒍 𝒅𝒆𝒎𝒐𝒄𝒓𝒂𝒕𝒊𝒄𝒂 ha annunciato che sarà promotore di una campagna aperta proprio per favorire la partecipazione, offrendo tutti gli strumenti utili e necessari. Caivanesi, è un’occasione da non perdere.
Parliamo, confrontiamoci, partecipiamo, scendiamo in campo, occupiamo quei posti da sottrarre a coloro che ci hanno saccheggiato, mortificato, umiliato e nonostante ciò vorrebbero ancora provare la scalata al Municipio.
Ci hanno rubato tutto, persino il futuro. Adesso tocca a noi: prendiamoci il presente. La sfida è questa. Non vogliamo il futuro, ci prendiamo il presente. Come abbiamo già fatto da due anni a questa parte. E senza di loro siamo stati decisamente meglio dimostrando che Caivano siamo noi, distinti, distanti e diversi da chi ci ha fatto passare per una banda di camorristi e tangentisti, omertosi e collusi.
Caivano siamo noi. E Caivano si riprenderà il presente!”
