Dott. Natale ma lei fermo non sa proprio stare, dopo l’esperienza da sindaco è diventato pure scrittore. Scherzi a parte, oggi ci sarà la prima presentazione di “Io casalese che non sono altro” proprio a casa don Diana a Casal di Principe. Da dove nasce l’idea di scrivere questo libro?
Non è stata una mia idea. Quando fui eletto nel 2014 mi telefonò una casa editrice e mi propose di scrivere un libro. Io rimasi sorpreso; non ne capivo il senso ed il perché. Che c’entravo io con un libro? . Ma il rappresentante di questo editore insistette, dicendo che interessava la testimonianza di un testimone privilegiato di una storia di resistenza. Sollecitato da questa parola, decisi , anche se con riluttanza di accettare. Ma dopo quasi un anno di lavoro, la cosa riprese a non convincermi; sembrava più una auto celebrazione o stimolare curiosità morbose su vicende criminali. Allora abbandonai il progetto, chiusi in un cassetto (ovviamente virtuale) la bozza e lì è rimasta per quasi dieci anni. Poco più di un anno fa, lesse quella mia bozza un amico studioso universitario che cominciò a tempestarmi di messaggi per spingermi a riprendere quel testo. Ho allora cominciato a lavorarci sopra; ho chiesto anche aiuto ad un’amica dell’associazione Avviso Pubblico che mi diede alcuni importanti consigli. Chiesi poi ad un altro amico, giornalista e scrittore, di farmi una revisione del testo. Alla fine grazie anche alla collaborazione di mio figlio è finalmente arrivato alla stampa, nella speranza che ne sia valsa la pena.
Ci può anticipare qualcosa? Magari qualche passaggio importante?
Il libro ripercorre quasi 60 anni di storia; parto dalla mia infanzia per descrivere un mondo rurale, ancora incontaminato, ma poi ripercorre gli eventi che un po’ alla volta portarono prima ad una corruzione diffusa e di massa per poi arrivare al dominio mafioso di queste terre. Ma ho raccontato anche la resistenza; c’era in questo popolo chi ha mantenuto dignità ed onore ed ha cercato di opporre resistenza al potere criminale che intanto faceva morti, distruggeva la natura, contaminava le istituzioni. Nel libro cito centinaia di nomi di persone e cittadini che in ruoli, in momenti ed ambienti diversi cercava di opporsi alla degenerazione. Non è la mia storia ma la storia di una comunità
La sua storia è l’esempio vivente di resistenza all’oppressione della mafia casalese pur ricoprendo ruoli istituzionali. Oggi è molto più semplice parlarne ma 30 anni era addirittura vietato pronunciare la parola “camorra”. Ci può spiegare in quale contesto nascono quelle battaglie contro i clan? Era davvero un clima così infuocato?
Era un clima difficile; la camorra dominava l’economia, le istituzioni, la politica; aveva coperture ad alto livello, ed interveniva anche nei rapporti interpersonali. Secondo una indagine giornalistica vi furono in poco meno di venti anni oltre 650 morti (approssimativo per difetto), solo a Casal di Principe circa 77 furono le persone uccise, molte per errore, morti innocenti. Era difficile anche camminare per strada. Ma come ho detto, anche in quel clima c’erano persone, gruppi di persone che resistevano, cercavano di portare avanti battaglie di civiltà. C’era la sezione del PCI, ma anche nella Chiesa locale c’era chi con altri strumenti combatteva la stessa battaglia.
Secondo lei in che modo occorre tramandare i valori antimafia alle nuove generazioni?
Come sempre e come in ogni contesto, fondamentale è l’esempio; è per questo che ho scritto questo libro; volevo raccontare tanti esempi di lotta per salvaguardare la propria dignità. Dobbiamo fare in modo che i giovani si sentano orgogliosi di essere casalesi, perché casalesi erano tanti partigiani del bene,che hanno lottato ed alla fine anche conquistato il riscatto di queste terre. E’ un modo per liberarsi dal marchio infamante di casalese inteso come clan.
Se tornasse indietro quale scelta non rifarebbe?
Non è possibile rispondere a questa domanda; le nostre scelte sono dettate dall’occasione, dal contesto, dal momento in cui le vivi. Non sono ne buone né cattive , sono le nostre scelte. Ma forse cercherei di avere un po’ di coraggio in più , per fare cose che non ho fatto per paura o per insipienza, o solo perché non ne ho avuto occasione.